Circuito amigdala-ipotalamo allevia risposte emozionali al dolore

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 22 novembre 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Se da tempo la ricerca sulle basi molecolari del dolore ha dimostrato la costante presenza di un danno biologico all’origine della sensazione nocicettiva – come indicato dalla definizione stessa di dolore: “Una spiacevole esperienza sensoriale ed emozionale associata a danno tessutale attuale o potenziale o descritta nei termini di tale danno”[1] – allo stesso tempo lo studio della fisiopatologia della sofferenza ha rivelato la straordinaria importanza delle componenti affettivo-emozionale e sociale dell’esperienza, sia per il giudizio di intensità espresso dal soggetto che prova il dolore, sia per la risposta delle grandi reti cerebrali che determinano lo stato psichico della persona.

Gli studi sul rapporto tra vissuto soggettivo del dolore e fenomenica comportamentale hanno costituito un paradigma di riferimento per i neuroscienziati impegnati nella decodifica dei meccanismi molecolari e di circuito alla base dell’esperienza: i cambiamenti indotti dai picchi di dolore acuto e, soprattutto, dal perdurare del dolore cronico sono parte integrante della materia indagata dai ricercatori. Infatti, l’esperienza umana del dolore è caratterizzata da una modifica dell’equilibrio di adattamento affettivo-emotivo, che incide sullo stato di coscienza e sui rapporti sociali. Studi recenti hanno dimostrato che l’espressione del dolore e gli stati emozionali seguenti l’esperienza sono profondamente influenzati dal contesto sociale.

In proposito, la ricerca più recente ha evidenziato un ruolo preminente svolto dalla ricompensa sociale modulata attraverso le esperienze di empatia, supporto e accettazione nel modulare sia la percezione del dolore sia le conseguenti risposte emozionali negative. Rimane, tuttavia, in massima parte inesplorato il modo in cui la diretta manipolazione dei circuiti cerebrali che governano i comportamenti sociali e la ricompensa sociale influisce sul dolore e sull’esperienza emozionale negativa.

Xinqui Lu e colleghi, in uno studio edito da Emery Brown del Massachusetts General Hospital di Boston, hanno verificato sperimentalmente se un circuito non canonico di ricompensa sociale scoperto di recente possa mitigare le risposte emotive e comportamentali conseguenti alla sofferenza algica.

(Lu X. et al., Alleviation of negative emotional and pain responses through amygdala-hypothalamic social circuit activation. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2511106122, 2025).

La provenienza degli autori è la seguente: Shanghai Pudong Hospital, Institute for Translational Brain Research, Ministry of Education Frontiers Center for Brain Science, Fudan University, Shanghai (Cina); Department of Neurobiology, David Geffen School of Medicine, University of California, Los Angeles, CA (USA); Shanghai Mental Health Center, School of Medicine, Shanghai Jiao Tong University, Shanghai (Cina).

Xinqui Lu e colleghi si sono proposti di indagare come la manipolazione diretta di circuiti cerebrali che governano i comportamenti sociali e la ricompensa sociale possa influire sulla percezione dell’informazione nocicettiva e, soprattutto, sulle riposte emozionali negative con attivazione di sistemi di neuroni che determinano la fisiopatologia della sofferenza psichica associata a quella somatica. Allora, i ricercatori hanno posto al vaglio sperimentale l’attivazione di un circuito di nuova identificazione associato alla ricompensa sociale, costituito dai fasci di proiezione che vanno dall’amigdala mediale (MeA) all’area preottica mediale (MPOA), per vedere se tale stimolazione fosse in grado di mitigare le risposte emozionali e comportamentali negative, causate dal dolore.

Sia l’attivazione optogenetica che quella chemogenetica dei neuroni inibitori GABAergici della MeA si sono rivelate in grado di ridurre in modo drastico la risposta animale di freezing e gli equivalenti comportamentali dell’ansia, dopo il periodo di shock. Gli stessi effetti sono stati ottenuti sia in topi maschi che femmine nell’hotplate test, un tipico test di laboratorio per valutare la risposta riflessa nocifensiva termica, in cui l’animale è posto su una placca riscaldata e, a temperatura elevata, ritrae la zampa o la lecca per raffreddarla.

Questo studio, oltre a indicare una specifica attività del circuito Me-MPOA nel mitigare il dolore e ridurne la componente emozionale negativa, supporta la tesi, sostenuta da decenni da psichiatri italiani, della necessità di integrare l’intervento su fattori psicologici e sociali nel trattamento del dolore.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-22 novembre 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] La definizione è della International Association for the Study of Pain (IASP) ed è riportata da Chapman alla voce Pain della Encyclopaedia of Cognitive Science, Nature Publishing Group, London 2003. Questa definizione, ancora adottata dalla comunità neuroscientifica internazionale, fu introdotta per la prima volta nel 1979.